Trasporti

Ho visto il video della conferenza stampa. Molto bene, grazie per il vostro lavoro. Per quanto riguarda il trasporto pubblico, bisognerebbe però non limitarsi a dire no alla regione, ma sviluppare una proposta alternativa. Un taglio di 800000€ è una grossa sfida. Ci vuole una visione e una conoscenza approfondita dell’argomento. Non è il mio campo (io sono un educatore) però magari ci sono esperti nel settore e cittadini che lavorano nel settore che potrebbero essere consultati e dare un prezioso contributo.

Buon lavoro

Giovanni Becattini Amoretti

Share

Elettrodotto Terna S.p.a.

Ciao ragazzi!!!
e ancora complimenti per quello che state ottenendo con il movimento 5 stelle per il nostro territorio. Volevo rubarvi solo alcuni minuti del vostro tempo, ed avere la possibilità di sensibilizzate tutti sul tema riguardante il nuovo elettrodotto che Terna s.p.a sembra voler realizzare nella nel cuore più verde della nostra Valdichiana e Chianti.

Tutti i comuni coinvolti sembrano aver già da tempo deliberato favorevolmente l’intervento di cui nessuno sembra saper nulla se non i diretti interessati per gli eventuali espropri terrieri. Vorrei invitare quindi tutti voi ad uno scambio di opinioni in merito, anche tramite i post presenti sul sito www.comitatoaltatensione.com.

Aiutateci ad amplificare la nostra voce!!!! per tutelare quel poco che è rimasto di ancora incontaminato.

Grazie

Walter

Share

Cittadini con l’elmetto: ultimo Consiglio Comunale, firma delle dimissioni in bianco e rinuncia al gettone di presenza

I nostri due portavoce, Lucio Bianchi e Daniele Farsetti, rispettano gli impegni assunti durante la campagna elettorale: firmare le dimissioni in bianco da consegnare agli attivisti del movimento e rinunciare al gettone di presenza.
In più ci parlano di ciò che è accaduto nell’ultimo Consiglio Comunale di Arezzo.

 

Share

Fiato sul collo: il 2 agosto il consiglio comunale si farà!

Martedì 2 agosto con convocazione alle 9,00 del mattino si terrà il consiglio comunale di Arezzo.

Potrà sembrare un risultato di poco conto, questo è vero, ma dopo l’ultima seduta nella quale, per la seconda volta, causa abbandono dell’aula da parte del PD e mancanza del relativo numero legale, non eravamo riusciti a porre in discussione la nostra mozione, inerente la ripubblicizzazione del servizio idrico, erano in pochi a sperare che nel breve volgere di pochi giorni sarebbe stato convocato un nuovo consiglio comunale. Lo stesso presidente Ralli, in conferenza dei capo gruppo, aveva portato la proposta del sindaco di rinviare tutto a settembre. La nostra ostinazione, la promessa formale che eravamo riusciti ad ottenere dal capo gruppo del PD Matteo Bracciali a sua volta consultatosi con il sindaco, condizione indispensabile affinchè anche noi acconsentissimo a terminare i lavori nell’ultima seduta,  la messa in evidenza che vi era una importante scadenza di legge che Fanfani doveva rispettare entro i 60 giorni dal proprio insediamento: ovvero la presentazione in consiglio comunale del proprio programma di governo per i prossimi cinque anni sono stati fattori decisivi.

In questa breve, ma intensa, esperienza in consiglio abbiamo capito che ci sono temi ed argomenti che la maggioranza, per le sue lacerazioni interne, gradisce o per meglio dire acconsente che se ne parli (giocando alla bisogna la spada di Damocle della mancanza del numero legale) con molta riluttanza e solo quando c’è tirata per i capelli. Speriamo quindi martedì di non subire ulteriori atteggiamenti ostruzionistici e, nell’interesse del supremo bene comune, vengano portate all’attenzione della massima assemblea elettiva locale temi che hanno un così vasto impatto nella vita quotidiana dei cittadini.



Share

Rispetto degli impegni: dimissioni in bianco e rifiuto dei contributi pubblici

Una delle idee fondanti del MoVimento 5 stelle è che all’interno di questa innovativa iniziativa politica non esistono delegati ma bensì, ricoprendo cariche elettive, si è sempre e soltanto portavoce degli attivisti del MoVimento e più in generale di tutti i cittadini. Questo nel rispetto del più sano e democratico principio che domina all’interno del MoVimento:  ovvero che “ognuno vale uno” e non esistono capi bastone, segretari politici, tesorieri o comunque qualcuno che abbia una maggiore rappresentanza rispetto all’altro.

Nel MoVimento non esistono tessere o deleghe ma semplicemente cittadini attivi, coloro i quali sono presenti alle riunioni, svolgono attività pratica ai gazebo, fanno volantinaggio e supportano concretamente l’azione politica. Martedì 26 Luglio, presso la sala rosa del Comune alle ore 10,30, i consiglieri comunali portavoce del MoVimento 5 stelle di Arezzo, Lucio Bianchi e Daniele Farsetti, rispetteranno un altro impegno preciso assunto prima delle elezioni con il gruppo degli attivisti, infatti in quella data verranno firmate le loro dimissioni in bianco a cui mancherà di apporre solo la data per renderle esecutive. Le lettere verranno consegnate al gruppo degli attivisti, rispettando un altro dei  principi fondanti della lista civica: il diritto/dovere e, soprattutto, a differenza di altre organizzazioni politiche, la possibilità, dei propri militanti attivi di verificare semestralmente l’operato dei loro portavoce e, nel caso, di sostituirli.

Il MoVimento 5 stelle cerca di far uscire i soldi dalla politica e, con l’esempio concreto, dimostra che questo è possibile ottenendo come ad Arezzo il 6% dei consensi. Infatti sempre in quella sede verrà riconfermata la volontà dei propri portavoce Comune, di non utilizzare alcun tipo di contributo pubblico per svolgere la propria attività politica e verrà presentata l’iniziativa di remissione del gettone spettante per la presenza sia in consiglio che nelle varie commissioni a favore di un conto corrente vincolato, di cui verrà data costantemente notizia nel sito del MoVimentowww.arezzo5stelle.it . Al raggiungimento di una cifra significativa verrà svolto un sondaggio on line, a cui potranno partecipare tutti i cittadini di Arezzo, a prescindere dalla loro appartenenza politica, decidendo dove e come utilizzarli.

Tutta la cittadinanza è invitata a partecipare.

 

Il MoVimento 5 Stelle di Arezzo

Share

Gruppo Scuola: questionario su servizi mensa

Il MoVimento 5 Stelle non è fatto da politici (o politicanti) di professione. Siamo tra voi, in fila per  la spesa o allo stadio. Abbiamo deciso di dedicare una buona fetta del nostro tempo libero a dimostrare che un cittadino informato e volenteroso può, grazie al buon senso e alle competenze condivise, amministrare la propria città al meglio, con gli altri.  Adesso, grazie ai voti ricevuti, possiamo anche portarvi con noi in consiglio comunale, ricevendo le vostre proposte e segnalazioni.

Noi del gruppo di lavoro dedicato alla Scuola, per cominciare, abbiamo formulato un questionario valutativo sui servizi mensa erogati dal Comune di Arezzo. Il questionario ha puro scopo informativo, è totalmente anonimo ed è riservato esclusivamente a genitori di bimbi che usufruiscono del servizio di mensa comunale. Per eventuali integrazioni, segnalazioni o suggerimenti scriveteci al nostro indirizzo email!

Gruppo Scuola
MoVimento 5 Stelle Arezzo

Share

Trasporti pubblici locali, la regione ricatta i comuni

Venerdì 22 luglio, all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale, inserito tra le pieghe dell’ordine dei lavori,  c’è un argomento che rischia di condizionare pesantemente, per i prossimi nove anni, le politiche del trasporto urbano della città di Arezzo.
Infatti passerà al vaglio del consiglio l’adesione o meno, del comune di Arezzo, alla convenzione regionale del trasporto pubblico locale. La legge regionale 65 del 29 dicembre 2010 istituisce infatti un ambito territoriale ottimale coincidente con l’intero territorio regionale ed inoltre fornisce la possibilità di un esercizio associato fra i vari comuni della Toscana in materia di trasporto pubblico locale tramite la stipula di un’apposita convenzione redatta dall’Ufficio Unico regionale. Tramite gara verrà affidato ad un unico soggetto l’intera gestione del trasporto locale nella regione, o comunque di tutti quei comuni che aderiranno alla convenzione, per un numero considerevole di anni. La legge dà la facoltà al singolo ente locale di non aderire e quindi gestire in proprio il servizio. Il MoVimento 5 stelle vuole esprimere la sua netta contrarietà  sia ai metodi con il quali la regione intende “costringere” gli enti locali a sottoscrivere tale impegno sia sui contenuti della convenzione.
Infatti con un vero e proprio “ricatto” a tutti i comuni che non recepiranno il documento verrà tagliato il 20% del contributo regionale per il trasporto locale. Inoltre, fatto ben peggiore, la municipalità aretina perderà il controllo completo delle politiche del proprio trasporto pubblico in quanto ogni modifica al piano urbano dei trasporti, anche la modifica o ampliamento di una singola linea, dovrà essere discusso, mediato ed eventualmente approvato o respinto senza possibilità di replica dall’organismo unico regionale. Purtroppo sappiamo bene con quanta poca attenzione la regione guardi da sempre al territorio aretino.

Share

Ma chi detiene il debito pubblico italiano?

E’ noto a tutti che il debito pubblico italiano ha raggiunto livelli esorbitanti. Meno noti sono due aspetti: che per la metà è in mano a soggetti stranieri (il 30 % alla Francia) e le conseguenze che questo comporta.

1. Nel 1837 Benjamin Disraeli scriveva che “Il debito è il padre d’una numerosa figliolanza di follie e di delitti.” In altre parole, ogni debitore, specie se di lungo corso, finisce sempre per avventurarsi in comportamenti irrazionali. Soprattutto se si tratta di uno Stato sovrano, capace di impegnare la responsabilità delle proprie generazioni future.
Uno Stato in deficit, ossia che spende più di quanto incassa, copre l’ammanco emettendo titoli di debito. È risaputo che, più il debito cresce, più lo Stato debitore incontrerà delle difficoltà nel restituirlo.
Meno ovvio è che c’è molta differenza se i creditori sono i propri cittadini o soggetti stranieri.

2. Fino a poco tempo fa i titoli di Stato erano la forma d’investimento in cui confluivano i risparmi delle famiglie. Secondo la Banca d’Italia, nel 1995 il 90% del debito pubblico era nelle mani di investitori italiani.
La storia economica ci insegna che, dall’Illuminismo in poi, questo rapporto ha rappresentato il più forte legame tra gli Stati e i loro popoli nelle nazioni democratiche. Ciò perché i cittadini, essendo creditori dello Stato, erano cointeressati alla gestione delle finanze pubbliche. E lo Stato, dal canto suo, era in un certo senso “obbligato” a fare buon uso dei fondi introitati attraverso il debito. Gli interessi di governanti e governati finivano così per coincidere.
In Italia, dove più di ogni altro Paese in Europa tali interessi sono tra loro distanti, questo meccanismo ha portato ad alcune distorsioni.
Per coprire il deficit senza aumentare il debito si sarebbe potuto aumentare le tasse. Ma così i governi avrebbero perso voti. Quindi, meglio indebitare lo Stato, lasciando i soldi in tasca agli italiani e illudendoli che avrebbero potuto riempirsele investendo in Bot e Btp. Ma così facendo le tasse non potevano che aumentare comunque, poiché aumentando il debito, aumentano gli interessi da pagare. Con l’aggravante di appesantire il bilancio statale con un onere per gli interessi che oggi supera gli 82 miliardi di euro annui.
Nel frattempo ci hanno guadagnato i ricchi e ci hanno perso i poveri: i titoli di Stato sono stati accumulati da banche, assicurazioni o nababbi per avere una rendita sicura con interessi alti. Interessi, ovviamente, a carico dei contribuenti. Cioè dei lavoratori dipendenti, quelli che le tasse le pagano sempre. E che possedevano solo il 10% del debito totale.
La rendita sicura è stata garantita anche da una tassazione ridicola, fissata in un’aliquota unica del 12,5% dalla riforma Visco del 1997. Con buona pace del criterio di progressività sancito dalla Costituzione. In pratica gli italiani più ricchi hanno pagato meno tasse, in compenso facendo raddoppiare il debito.
Un cortocircuito finanziario che ha contribuito a rendere i ricchi ancora più ricchi e i poveri più poveri. Non è un caso se l’Ocse rivela che negli ultimi 15 anni in Italia la differenza tra ricchi e poveri è aumentata del triplo rispetto alla media europea. Alla faccia dei buoni propositi sulla redistribuzione della ricchezza.

3. Oggi la situazione è mutata. Complice la sopraggiunta “povertà” delle famiglie italiane, queste ultime hanno drasticamente ridotto la loro percentuale di risparmio in titoli di Stato, mentre è enormemente cresciuta la quota di debito in mano a soggetti stranieri esponendo il Paese al rischio di gravissimi problemi.
Il Bollettino statistico della Banca d’Italia1 sottolinea che dal 1995 ad oggi la percentuale del nostro debito pubblico detenuto da soggetti non residenti è progressivamente cresciuta dal 10% al 50%. E il debito attuale ammonta a 1.844 miliardi di euro, oltre il 120% del PIL, che ci porta ad essere l’ottavo Paese più indebitato al mondo2. Questo significa che, ragionando per assurdo, anche se noi italiani per amor di patria regalassimo allo Stato tutto il credito concesso, il debito resterebbe almeno per la metà dell’attuale valore. Per assurdo, perché la maggior parte di quei denari sono costituiti da fondi pensione o assicurativi. E dunque, intoccabili.

4. A chi appartiene oggi il debito pubblico italiano?
La risposta l’ha data il New York Times, in seguito alla crisi greca dello scorso anno3. La Francia detiene 511 miliardi del nostro debito, pari al 30% del debito stesso e al 20% del PIL d’oltralpe. Il quotidiano della Grande Mela voleva evidenziare che, se il nostro Paese piombasse in una crisi di liquidità, ne soffrirebbe tutta l’area euro, al punto da metterne a rischio la stessa esistenza.
Ma c’è un altro aspetto da considerare. Che ci riguarda molto da vicino.
Un Paese che sottoscrive il debito pubblico di un altro, oltre ad investire la propria liquidità e garantirsi un flusso di cassa pluriennale, ne ricava un altro effetto positivo, calcolabile nel lungo periodo.
Se gli acquisti del Paese creditore sono fatti durante un periodo di crisi (come sappiamo ne è in corso una, e ci siamo dentro fino al collo), il potere negoziale esercitabile è notevole. Il creditore può ottenere in contropartita delle clausole nei trattati commerciali. La Cina, ad esempio, sottoscrivendo il debito greco ha chiesto l’uso del porto del Pireo e che le future navi in dotazione alla marina di Atene siano comperate in Cina.
Il debito ha l’effetto di incrementare le esportazioni dal Paese creditore al debitore, favorendo la competitività delle proprie industrie. E orientando le scelte commerciali (e strategiche) del debitore a proprio vantaggio. Infatti è dalla Francia che DOVEVAMO comprare le centrali nucleari previste per il piano energetico ormai “saltato”.

5. Alla luce di queste considerazioni possiamo comprendere perché il governo non fa nulla per impedire che i colossi francesi acquisiscano aziende italiane. Ma sopratutto perché aveva tanta premura di tornare al nucleare, acquistando le centrali dalla francese EDF.
Ora che il nostro debito non è più “in famiglia”, potrebbero essere proprio le famiglie italiane a pagarne le conseguenze, a cominciare dalle pensioni. I 511 miliardi di debito che pesano come un macigno sulle nostre spalle, a parere della maggioranza, sono una ragione sufficiente per svendere il nostro futuro e la nostra indipendenza economica.
Come sa bene Beppe Grillo, che nel suo blog aveva già denunciato a suo tempo: “EDF è il mandante, Berlusconi e la Confindustria gli esecutori materiali interessati”4.
Il ritorno al nucleare poteva rivelarsi la più drammatica delle “follie del debitore” di cui Disraeli parlava, e a pagare sarebbe l’Italia di domani. Quella dei nostri figli.
Che schiava di Roma Iddio la creò, declamava Mameli. Il nostro debito prese l’ombra della Tour Eiffel…

Share

Il default USA

Il 3 agosto 2011, quasi dieci anni dopo le Torri Gemelle, si potrebbe consumare la vendetta di Bin Laden. Gli Stati Uniti sono sull’orlo del default. Se il Congresso non troverà entro il 2 agosto un accordo per alzare il tetto del debito, fissato per legge a 14.294 miliardi di dollari, il Paese più potente del mondo andrà in bancarotta. Sembra fantaeconomia, ma è tutto vero. Cosa c’entra Osama con il debito pubblico americano? Prima dell’11 settembre, il debito era sotto controllo, inferiore ai 6.000 miliardi. Dopo gli attentati è esploso a causa delle spese militari per le guerre in Iraq e in Afghanistan. Oggi ha largamente superato i 14.000 miliardi. Una jihad economica di Al Qaeda. Gli Stati Uniti spendono ogni anno in armamenti circa 10 volte più di ogni altro Paese, pari a circa 680 miliardi di dollari (dato 2010). Le basi USA sono ovunque, dal Giappone all’Italia, dalla Bosnia alla Turchia, dal Perù alla Corea del Sud. E’ paradossale che la Cina, il principale avversario economico dell’America, ne finanzi l’apparato militare (che la circonda…) con l’acquisto dei suoi titoli pubblici. Peraltro, le ultime aste dei titoli sono ormai surreali. I titoli si stanno trasformando in carta straccia. La Fed, la banca centrale americana, infatti, acquista il 70% dei titoli emessi dal Tesoro. Si stampano i titoli e se li comprano. Farebbero prima a venderne solo il 30%. Gli Stati Uniti, per continuare a vivere, hanno bisogno di chiedere in prestito ogni giorno 4,5 miliardi di dollari (*). Sono il mendicante più in vista del pianeta. Un barbone con la tripla A, ma non dovrebbe avere la tripla C? Su che basi le agenzie valutano il rating statunitense, la sua solidità? Sul numero di testate atomiche che possiede? Democratici e repubblicani stanno discutendo da mesi su come ridurre il debito. Sembrano la brutta copia del Parlamento italiano, e ce ne vuole. Da una riduzione di 4.000 miliardi in dieci anni si è passati a una di 2.000 miliardi. Semplificando, i democratici vogliono più tasse per le classi abbienti, i repubblicani tagli dello Stato sociale. Eppure la soluzione è semplice. Si tolgano dai coglioni dal resto del mondo con i loro sommergibili atomici, ordigni nucleari, droni, basi militari, eserciti, portaerei, cacciabombardieri. Eviteranno il default e staranno meglio anche gli altri.

(*) fonte Financial Times

Share

3 luglio 2011: Manifestazione NO TAV in Val Susa. La realtà non è quella dei telegiornali

Mirko, Claudio e Piero ci parlano della loro esperienza durante la Manifestazione NO TAV del 3 luglio 2011 in Val di Susa.
La versione che ci raccontano è diversa da quella che sentiamo durante i telegiornali. Questa è, ancora una volta, la prova di come l’informazione viene manipolata per dare al “popolino” la versione migliore al fine dei propri interessi.

Le tesi esposte discendono da analisi di natura scientifica condotte in oltre 20 anni da docenti universitari ed esperti di economia dei trasporti, di architetture contrattuali e finanziarie, di ingegneria ambientale, da naturalisti, geologi, agronomi, medici e giudici: un “sapere” diventato bene comune del movimento NO-TAV.

Diciamo NO perché sarebbe un’opera:

Scarica la FOTOCRONACA della manifestazione.

Fonte: No Tav Torino

 

Share