Gold&Fashion building addio, la bella incompiuta della giunta Fanfani non si farà.

gold&fashion deliberaScopriamo con sorpresa che il progetto del Gold&Fashion building, tanto reclamizzato dalla giunta Fanfani, non verrà portato a termine. Infatti con delibera di giunta n. 590 del 29/11/2013 viene sancita la misera e definitiva fine di tale progetto. Nel documento in questione si può leggere: “a seguito delle difficoltà gestionali relative al progetto in questione, l’Amministrazione Comunale di Arezzo ha già rinunciato formalmente al finanziamento di euro 342.354,00, ancora da erogare, riconosciuto dalla Regione Toscana.” 

Quello che però maggiormente preoccupa e rammarica è il danno prodotto al già misero bilancio comunale. Difatti questa rinuncia implica automaticamente la restituzione delle somme già stanziate  dalla Regione al Comune di Arezzo.  Nella delibera è stato consequenzialmente deciso di: “ vincolare  l’avanzo  di  amministrazione  2013  per  l’importo  di  €  530.459,56 (corrispondente alla quota PIUSS già erogata a questo Ente)  ai  fini della restituzione dello stesso alla Regione Toscana (Ente erogatore)”Soldi utilizzabili per le mille emergenze aretine dirottati a coprire gli errori amministrativi della maggioranza, che giova ricordarlo, era la stessa che aveva partorito tali progetti. 

Tassello dopo tassello si sta materializzando quello che diciamo da anni, ovvero che la gran parte delle opere pubbliche inserite nel Piuss, nella migliore delle ipotesi, non avevano una progettualità ma un semplice scopo edificatorio e propagandistico. Trofei da inaugurare e poi appendere inutilizzati a danno dei contribuenti aretini. La casa delle Energie, gli spazi espositivi all’interno della Fortezza, ma anche la cattiva gestione delle perequazioni come il Teatro Tenda o i progetti mal realizzati come la pista ciclabile di via Calamandrei sono lì a testimoniare queste affermazioni. 

L’edificio dal nome tanto altisonante, Gold&Fashion building, quanto privo di reali progetti concreti d’utilizzo, si trasformerà molto più mestamente in uffici comunali, con un aumento dei costi quantificato in circa 50.000 euro, come stabilito nel medesimo documento. Soluzione che peraltro ci sembra corretta in un’ottica soprattutto di razionalizzazione e risparmio, ove questo accadesse, dei fitti passivi cui attualmente l’Ente è soggetto.

Ovviamente per finire l’opera, venendo meno i fondi regionali, dovranno essere assunti nuovi mutui o diverso utilizzo di residui di mutui già contratti presso la CDP Spa o altri istituti  di credito. Quindi per riparare ad un danno di prospettiva progettuale, ma soprattutto politica, non si esita ad attivare nuovo debito mentre quando chiediamo investimenti a sostegno della ripresa economica cittadina ci viene costantemente ricordato che la riduzione dei mutui, l’austerty nostrana, consentirà maggiori contributi statali. Peccato che quando lo stato si materializza lo fa, normalmente, solo per imporre nuove tasse. Intanto in questa ignavia la città muore.

 Interrogazione Consiglio comunale del 13/12/2013 a  firma Daniele Farsetti – Movimento 5 stelle Arezzo

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Banca Etruria, popolare (tra gli amici degli amici) davvero!

Schermata-2013-12-10-alle-12.15.45-650x522L’ispezione realizzata da Bankitalia, durata sei mesi, esattamente tra il 18 marzo ed il 6 settembre scorsi ha finalmente evidenziato quello che in città  già molti sapevano o almeno intuivano chiaramente ma che nessuno, organi di stampa compresi, ha mai avuto il coraggio di rappresentare chiaramente agli aretini: la propria banca, Banca Etruria, è sull’orlo del baratro. Anche se nei tecnicismi bancari questo viene tradotto con la necessità di trovare un partner dimensionale, nell’uso corrente significa individuare qualcuno con le spalle abbastanza larghe da assorbire le passività e tentare il rilancio. Per Arezzo ed il suo sistema economico è un altro colpo mortale.

Tutto questo viene chiaramente spiegato in un articolo del quotidiano “la Repubblica” di martedì 17 dicembre, pubblicato nelle cronache economiche della toscana a pag.VII

Ma quali elementi hanno portato a questa degenerazione? La relazione Bankitalia è chiarissima: un terzo dei prestiti, quindi dei crediti che vanta la banca, sono praticamente inesigibili o di dubbio rientro. E’ possibile che nel passato il management abbia concesso prestiti cui, forse, non si avevano le assolute garanzie di solvibilità?

Come mai nessun revisore, di nessun bilancio, abbia mai evidenziato queste criticità e sia stata necessaria un’ispezione Bankitalia per metterle in luce? Se questi crediti verranno realmente stornati che tipo di resoconto produrrà la banca?

A questo proposito può essere istruttivo leggere cosa veniva scritto nel  Corriere della Sera di lunedi 17 settembre 2012 a pagina 22. Nell’articolo si narrano le “gesta”, si fa per dire, di Franco Bonferroni, ex deputato e sottosegretario democristiano, consigliere d’amministrazione di Finmeccanica in quota UDC, uno con le giuste entrature insomma.

Bonferroni, sembra avere la passione di incassare denaro per intermediazioni senza dichiararle al fisco, quindi in nero. Questa è l’ipotesi della procura di Forlì. Lui stesso candidamente ammette, nel verbale d’interrogatorio, citato nell’articolo, di aver ricevuto questi soldi da un immobiliarista romagnolo, Pierino Isoldi, attualmente sotto accusa per frode fiscale, estorsione e appropriazione indebita. Quest’ultimo, in crisi finanziaria, si rivolge al Bonferroni perchè si adoperi fattivamente per far si che il sistema creditizio abbia per lui un occhio di riguardo.

Secondo Isoldi, interrogato in carcere, Bonferroni si vanta di essere uno dei potenti della massoneria. E’ la spintarella dell’amico (pagato) che aiuta ad allentare le rigide procedure di affidamento. Il “nostro” dichiara di essersi subito attivato fattivamente: “Ho operato concretamente con Centrobanca, gruppo UBI,( guarda caso lo stesso gruppo oggi indicato oggi come possibile acquirente di Banca Etruria ndr), dove ho parlato con l’ing. D’Urbano e Banca Popolare Etruria e Lazio dove parlai con il presidente Giuseppe Fornasari. Sono riuscito a far dare a Isoldi finanziamenti minori (rispettivamente 5 e 10 milioni)”..

Tra l’altro tra Bonferroni e Fornasari esiste un legame diretto, si conoscono: possono vantare una comune esperienza di governo, entrambi infatti furono sottosegretari nel VI esecutivo Andreotti.

Sempre a verbale, come citato dal Corriere, Bonferroni afferma: “per questo interessamento ha percepito complessivamente 100 mila euro, non fatturati.  Nel caso di Banca Etruria il consigliere Finmeccanica ha dichiarato che la cifra, 50.000 euro, serviva per remunerare il presidente Fornasari”. Sentito dalla procura, il 10 settembre 2012, il presidente BPEL nega qualsiasi addebito e proclama la correttezza della procedura di finanziamento.

Questa vicenda potrebbe essere la punta di un iceberg o un abbaglio giudiziario, questo non è dato di sapere, ma comunque da uno spaccato di come la banca mutua popolare, e sottolineo la parola popolare, potrebbe aver gestito il risparmio di generazioni di aretini e del sostegno che avrebbe dovuto dare e, in alcuni casi, invece negato al proprio tessuto imprenditoriale di riferimento.

Alla luce di questi fatti appaiono sotto una luce molto diversa anche i successivi aumenti di capitale, l’ultimo quello dell’agosto scorso da ben 100 milioni di euro, sottoscritti da molti nostri concittadini che da sempre si sono rivolti con fiducia all’istituto di Corso Italia.

Concludo citando testualmente il comunicato stampa dei sindacati confederali aziendali: “non vorremmo veder succedere qui quello che altrove è pesantemente accaduto, indipendentemente dal mantenimento del marchio, e cioè un territorio divenuto puro campo di raccolta (spesso fino al limite della razzia) per rastrellare capitali da investire in altri luoghi ritenuti più strategici. Quanto è successo è frutto di gravi responsabilità e incapacità che necessariamente dovranno essere individuate. Chi ci ha ridotto in questa situazione non potrà non rispondere del proprio operato.” 

Premesso tutto questo sono a chiedere:

 

  • Se il Comune di Arezzo intende approfondire la vicenda, monitorarla con attenzione e difendere  gli interessi dei risparmiatori aretini e del sistema economico della città pesantemente minacciato dalla vicenda in oggetto?

 

Daniele Farsetti – MoVimento 5 stelle Arezzo

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AAA asili comunali: cercasi ente intenzionato ad investire nella scuola pubblica. Astenersi perditempo e Comune di Arezzo.

asili-nidoDa fonti di stampa apprendiamo l’intenzione della giunta comunale di “cedere” gli asili Acropoli e Pallanca, rispettivamente all’Istituto comprensivo Cesalpino e Severi quindi sotto la gestione statale. Tutto questo senza informare in nessuna misura i genitori degli alunni interessati, circa 200.

Il tema è molto delicato, il passaggio allo Stato infatti comporterebbe per i bambini già iscritti la perdita delle maestre di riferimento per  completare il ciclo educativo della scuola materna. In sostanza i bambini che nell’anno scolastico 2014/1015 resteranno all’Acropoli per il secondo e terzo anno avranno maestre diverse, dipendenti dello Stato e non quelle con cui hanno cominciato questo percorso. Stessa cosa potrebbe accadere alla materna Pallanca. Sostanzialmente si infrange il patto educativo stabilito con i genitori, all’inizio del percorso scolastico, senza averne data preventiva comunicazione e senza aver realizzato un percorso partecipativo per condividere tale scelta, come previsto, ad esempio, dal regolamento comunale  del Sistema integrato dei servizi educativi dell’infanzia”.

Tutto ciò in continuità con le politiche esternalizzazione degli anni precedenti delle sezioni nido.

Sicuramente il Comune di Arezzo non può certo dirsi sensibile all’ascolto della voce dei cittadini: è bene ricordare che la delibera di iniziativa popolare promossa dal comitato spontaneo “Asili nido e dell’infanzia bene comune”, volta a scongiurare il disimpegno dell’amministrazione nel settore scuola, che nel febbraio 2012 aveva raccolto ben 400 firme, ancora non ha ricevuto il ben che minimo segno d’attenzione.

Spesso ci viene ripetuto che tali operazioni sono dettate dai vincoli stringenti del patto di stabilità, sappiamo bene  l’articolo 14, comma 9, del decreto-legge n. 78 del 2010 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, ha posto precisi limiti alla possibilità di assunzioni per gli enti locali fissando il margine di manovra al «limite del 20 per cento della spesa corrispondente alle cessazioni verificatesi nell’anno 2010» . Va però valutato che la Corte dei Conti a Sezioni Riunite con la delibera n. 46 del 29 agosto 2011 si è pronunciata in merito deliberando che: «dal divieto di assunzioni e dal limite delle stesse, stabilito nella misura del 20 per cento delle cessazioni dell’anno precedente, sono escluse le assunzioni del personale appartenente alle categorie protette ex legge n. 68 del 1999, nonché quelle per lo svolgimento di servizi infungibili ed essenziali».

Ora quali siano questi servizi infungibili ed essenziali ce lo spiega l’articolo 1, della legge 146/90, modificata dalla legge 11 aprile 2000, n. 83, stabilendo che «sono considerati servizi essenziali, indipendentemente dalla natura giuridica del rapporto di lavoro, anche se svolti in regime di concessione o mediante convenzione, quelli volti a garantire il godimento dei diritti della persona, costituzionalmente tutelati, alla vita, alla salute, alla libertà e alla sicurezza, alla libertà di circolazione, all’assistenza e previdenza sociale, all’istruzione e alla libertà di comunicazione» ed in particolare, per quanto riguarda l’istruzione, è ritenuto necessario «assicurare la continuità dei servizi degli asili nido e delle scuole materne».

Tutto questo premesso siamo ad interrogare la giunta per sapere se:

a)       Concorda sul fatto che il diritto costituzionale all’educazione scolastica continuativa non possa essere leso da una distorta interpretazione di una norma meramente economica, il cui significato non doveva certamente essere quello di creare un danno alla parte più debole e meritevole di attenzioni della popolazione italiana e cioè i bambini più piccoli?

b)       Quale piano di indirizzo, se ne esiste uno, intenda perseguire nella gestione degli asili il Comune di Arezzo e come mai i genitori degli alunni non siano stati coinvolti nel processo in atto?

c)       Perché, a quasi un anno dalla sua presentazione, il Sindaco di Arezzo non abbia risposto alla proposta di delibera di iniziativa popolare promossa dal comitato spontaneo “Asili nido e dell’infanzia bene comune”?

In ultimo e soprattutto se:

d)       Le leggi sopra citate siano o meno afferenti ai temi trattati e siano quindi applicabili  alla realtà aretina o se, viceversa, nel nostro territorio valga una diversa legislazione?

 

Daniele Farsetti – Movimento 5 stelle Arezzo

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La nuova “strana maggioranza” in Consiglio Comunale, “un magnifico via vai”

2038838-FANFANI1Nel consiglio Comunale di venerdì scorso finalmente è stata fatta chiarezza: il Partito Democratico non ha i numeri, se mai li ha avuti, dopo la rottura della maggioranza elettorale, per governare la città sostenendo la giunta Fanfani.

Quello che potrebbe sembrare un semplice giochino matematico, così è stato definito dalla coppia Bracciali & Bertoli, si riverbera drammaticamente nella vita quotidiana dei cittadini aretini. L’amministrazione comunale di Arezzo è immobile di fronte ai mille problemi, alle sfide ma anche alle opportunità che la crisi costantemente propone.

Con una dichiarazione, cui riconosciamo l’onesta intellettuale, prima della votazione della variazione di bilancio, il capogruppo Pd Bracciali ha spiegato di aver chiesto soccorso, stante l’assenza di alcuni consiglieri di maggioranza, a quelle forze di opposizione che, a suo giudizio, svolgono un’opposizione “non strumentale”. A questa schiera hanno poi dichiarato di appartenere i Popolari di Scatizzi e la Lista Lucherini.

Quello che invece non è accettabile è il modo offensivo di porsi del Pd che ha preventivamente definito “liste di proscrizione” tra l’opposizione giusta e quella sbagliata. Il MoVimento 5 stelle ha sempre, e questo è innegabilmente testimoniato dai fatti, svolto un ruolo di critica ma anche di sostegno, quando era il caso, e di proposta basato sull’approfondimento dei temi, al di là di qualsiasi strumentalizzazione ideologica.

Dopo questa intemerata non è dato di sapere con quale credibilità il Pd, giorno per giorno, chieda condivisione nelle scelte, questo si apparirebbe estremamente strumentale.

In ultimo sorprende, ma non più di tanto, visto ciò che il Pd è riuscito ad intessere a livello nazionale, l’accordo con l’ex sindaco Lucherini con cui Fanfani aveva ingaggiato una feroce campagna elettorale sui temi della legalità. Ma si sa, la politica è l’arte del possibile.

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Dal “ben-avere” al “ben-essere”. Conferenza del prof. Stefano Bartolini

stefanoBartolini

Il M5S di Arezzo ha invitato il prof. Stefano Bartolini a dibattere attorno al suo libro “Manifesto per la Felicità”.

Stefano Bartolini insegna Economia politica ed Economia sociale presso la Facoltà di Economia «Richard M. Goodwin» dell’Università di Siena. Ha pubblicato numerosi saggi sulle più prestigiose riviste internazionali.

La conferenza si terrà venerdì 13 Dicembre 2013, dalle ore 18 alle ore 20, presso la Casa delle culture, piazza Amintore Fanfani 5 (ex-caserma Cadorna). Sarà possibile intervenire e porre domande all’autore.
Registratevi all’evento meetup o facebook.

Manifesto per la felicità

“Viviamo in paesi ricchi e questo ci ha permesso di risolvere molti problemi. Ci siamo liberati dalla povertà di massa, abbiamo accesso ai beni di consumo, all’istruzione, alla sanità, viviamo più a lungo e in modo più salubre, ecc. Nonostante questo molti di noi sembrano vivere in uno stato di disagio e di malessere. Inoltre le nostre relazioni sociali ed interpersonali sembrano conoscere crescenti difficoltà. E il nostro ambiente naturale sembra gravato da crescenti minacce. Infine non abbiamo tempo: viviamo di corsa in mezzo ad individui frettolosi.
Perchè? Per divenire più ricchi economicamente dobbiamo per forza essere poveri di relazioni,di benessere, di tempo, di ambiente naturale? E soprattutto: esiste un’altra strada?

Queste sono le domande intorno alle quali si è sviluppata la mia attività scientifica. Negli ultimi anni queste domande sono diventate di grande attualità. Intorno ad esse si è sviluppato un vasto dibattito ed una intensa attività che ha coinvolto tutte le scienze sociali. Credo che questa mole di contributi cominci a delineare chiaramente delle risposte. Esse ci dicono che un’altra strada esiste. Ho pensato quindi che fosse arrivato il momento di raccogliere queste risposte, di altri e mie, in un libro e che questo dovesse avere un taglio divulgativo, data la grande importanza politica che queste risposte hanno. Esse infatti possono condurre ad una radicale riforma delle agende politiche. Questo libro si chiama ”Manifesto per la felicità:come passare dalla società del ben-avere a quella del ben-essere”
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Anche la Toscana ha il suo “Porcellum”

manifestazione-favore-prefesett2011Il Movimento 5 Stelle: “Anche la Toscana ha il suo Porcellum, sarà che anche il consiglio regionale è anticostituzionale e alcuni membri illegittimi come il Parlamento nazionale?” Se la Corte Costituzionale affossa il Porcellum, ne consegue che anche la legge elettorale toscana, e quindi il consiglio regionale, sono anticostituzionali. Infatti Calderoli nell’ideare il Porcellum ha attinto a piene mani dal sistema toscano, ideato dal centrosinistra per garantirsi un dominio incontrastato. Altro che buon governo, qua il sistema è più marcio che altrove”.

Il Movimento 5 Stelle porta la battaglia della legge elettorale anche in Regione. Il deputato Samuele Segoni, come primo firmatario, e gli altri parlamentari toscani Massimo Artini, Chiara Gagnarli, Marco Baldassarre e Alfonso Bonafede hanno depositato oggi un’interpellanza al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell’Interno, al Ministro per le Riforme Costituzionali e al Ministro Affari Regionali e Autonomie.

“La recente decisione della Consulta è una sonora bocciatura anche per la Toscana: la mancanza di preferenze e le liste bloccate sono state inserite per la prima volta proprio nella nostra regione nel 2004, pochi mesi prima del Porcellum. A differenza di quanto avvenuto a livello nazionale, in Toscana governavano DS e Margherita che in questi nove anni, insensibili alle richieste democratiche dei cittadini, hanno pensato bene di non modificare quei meccanismi perversi della legge elettorale che toglie qualsiasi possibilità di scelta agli elettori. Meccanismi confermati poi dal Pd nel 2010 con il voto favorevole del Pdl”.
“Un golpe democratico per occupare incostituzionalmente il consiglio regionale con l’obiettivo di permettere a Rossi & co. (all’epoca assessore) di salvaguardare le proprie sacche di potere e gestire i propri affari come del resto è ormai chiaro agli elettori: dal MPS agli inceneritori, dalle privatizzazioni fino alla gestione del servizio idrico passando per la gestione dissennata della sanità”.

“Liste bloccate e premio di maggioranza sono i capisaldi del Pd toscano e dell’attuale legge elettorale – concludono i parlamentari toscani – Anche in Toscana si è perpetuato l’esproprio del diritto di voto, e si sono susseguiti anni di democrazia abusiva come ha fatto notare l’avvocato Aldo Bozzi riferendosi al Porcellum. L’intenzione manifestata nelle ultime ore dal PD e dagli altri partiti che da anni si spartiscono il potere regionale di approvare una nuova legge è tardiva e rappresenta una conclusione pilatesca alla storia regionale dell’ultimo decennio Per questo è arrivato il momento di finirla di citare la Toscana come esempio di buongoverno. Sotto una patina dorata, il sistema è marcio come nelle peggiori regioni italiane”.

Ufficio Stampa
Movimento 5 Stelle Toscana

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Oltre il 3° Vday, la modesta proposta di un Italia migliore

1470322_10202153041218932_1400405262_nDomenica a Genova c’era vento, tanto vento… The wind of change. Tra i numerosissimi partecipanti attivi di quella giornata c’erano molti, moltissimi giovani, studenti, precari, cervelli in fuga, famiglie con figli e passeggino, amministratori locali, regionali e parlamentari. Un’atmosfera unica, come sempre si trova alle manifestazioni a 5 stelle. Intorno a me sorrisi speranzosi, gentilezza e riconoscimento reciproco. Gente educata, socievole, gente che non spinge ma lascia passare, gente che condivide il proprio panino se si è troppo immischiati nella folla per andare a prenderne uno; gente che crede, spera e lavora perché questo paese possa risorgere col principio della solidarietà. Nei volantini che circolavano si poteva leggere tutto ciò che i nostri portavoce in Parlamento fanno o sono in procinto di fare (alla faccia di coloro che ci chiamano inesperti e nullafacenti). Tutti punti che rispettano il patto tra elettore ed eletto: per noi il RECALL funziona già.

Un evento fatto grazie alle donazioni delle persone invece che all’appropriamento illegittimo dei rimborsi elettorali. L’aria che si respira tra i pentastellati è aria di cambiamento, vero, forte, genuino, nonostante le sparate che si possano leggere o sentire in giro.
Sul palco, grandi personalità e dati sul PIL e sul sistema Italia: l’informazione prima di tutto. Musica, racconti, esperienze, testimonianze. Chi non c’era non potrà mai conoscere la vastità emozionale degli interventi, le parole corsare, le cospirazioni. Occupy Wall Street e gli Indignados stanno guardando noi, il MoVimento sta divenendo un esempio concreto di democrazia dal basso studiato e apprezzato in tutto il mondo. Stiamo creando una rete di intelligenza civile, che vuole riappropriarsi della dignità umana, dei valori essenziali di onestà e democrazia senza più delegare a nessun leaderucolo del momento, che possa chiamarsi Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Barak Obama. Sono solo nomi di gente che è abituata al compromesso e alla genuflessione acritica nei confronti delle lobby di potere che li sovrastano. I movimenti come il nostro non hanno padroni elitari ai quali rimettere le proprie scelte politiche, noi scegliamo il meglio per i cittadini perché lo scegliamo CON i cittadini. Siamo già oltre e lo dimostriamo coi fatti: “Non più parole, o mai…”

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L’omicidio del parco Pionta, figlio anche del degrado politico/amministrativo.

colle_del_pionta_711758912Interrogazione urgente nel consiglio comunale del 27 novembre 2013

Il parco pubblico “Colle di Pionta” è uno spazio verde bellissimo, è uno spazio urbano, inserito ed intersecato completamente all’interno della struttura urbanistica di Arezzo, è anello di congiunzione con tante aree urbane. E’ il più grande polmone verde della città, un’area archeologica di primo livello, le tracce di una storia di malattia e sofferenza come quella del manicomio. Ed ancora, l’università, le strutture sanitarie e quelle sociali, il parco pubblico, i parcheggi: dentro il Pionta c’è tutto questo e molto di più. Una vasta area, frequentata quotidianamente da migliaia di cittadini, giovani ed anziani, con le più svariate finalità.

E’ il luogo delle mille contraddizioni: di giorno frequentato da studenti e bambini la sera da spacciatori, tossicodipendenti e da sbandati. Questo da decenni, senza che nessuna amministrazione periferica dello stato abbia sentito la necessità di intervenire, anzi, con il malcelato sospetto che questo “recinto” sia stato tollerato proprio per contenere, in un’area al riparo dello sguardo dei benpensanti, quel degrado sociale che almeno ufficialmente si dichiara di voler prevenire o combattere. Un parco vittima del degrado, ambientale, infrastrutturale, sociale ma quello più grave di tutti: quello politico/amministrativo.

Oggi, che è avvenuto, ci si stupisce per un’omicidio in quel luogo? I servizi sociali del Comune, campioni di risorse nel bilancio comunale, bandiera nel pennone più alto della giunta Fanfani, un giro in quei territori, dopo le 21 di sera, lo hanno mai fatto? Noi si, senza tanti clamori mediatici, Marco Baldassarre parlamentare del MoVimento 5 stelle ha svolto un percorso di ascolto ed incontro di queste persone insieme all’associazione “Clochard alla riscossa”, che invito i componenti del Consiglio Comunale e l’amministrazione a sostenere, nella propria lotta per dare sollievo e portare la voce di chi non ha diritti.

Comunque sia, il Pionta rimane un grande patrimonio pubblico, con proprietà e competenze che fanno riferimento a più amministrazioni: il Comune, la Provincia, la Asl 8 e l’Università. E per le sue funzioni statutarie, è chiamata a dire la sua anche la Soprintendenza. Dal 2009, le diverse amministrazioni hanno iniziato a discutere sul “che fare”. Oggi, che siamo a fine 2013, i nostri amministratori sono ancora indecisi se preferiscono “baciare” oppure scegliere tra “lettera” o, speriamo vivamente di no, “testamento”, ma del “fare” proprio non ci sono avvisaglie. Per conferme leggere il piano triennale 2013-2015 delle opere pubbliche.

Dal 2009, negli incontri intercorsi tra le varie amministrazioni, sfociati in un protocollo d’intesa, si era parlato di una passerella o sovrappasso per collegare la stazione con il viale di accesso all’ex ospedale psichiatrico,di nuovi e più visibili accessi al parco, della realizzazione di una cittadella sanitaria attorno al San Donato (trasferendo in quell’area il distretto sanitario di via Guadagnoli o una parte di esso, il dipartimento di salute mentale oggi in via Guido Monaco, la realizzazione di un punto prelievi esterno all’ospedale, nelle vicinanze del nuovo parcheggio multipiano), di una pista ciclabile in grado di collegare, attraverso il Pionta, la Meridiana con la Stazione ferroviaria ed altro ancora.

Il Comune di Arezzo aveva preso l’impegno formale, assessore Dringoli, di redigere un progetto preliminare di riqualificazione di tutta l’area. Dove si trova questo documento, in quale stato di avanzamento si trova il progetto?

Il Pionta potrebbe rappresentare quel polmone verde che quasi nessuna città italiana possiede all’interno del suo centro cittadino. Potrebbe essere quell’elemento riqualificante delle tante problematiche che Saione e S.Donato, ad esempio, vivono. Potrebbe essere un’area archeologica di primaria importanza.

Basta però una passeggiata per rendersi conto come l’intero sito versi in uno stato di abbandono ed in forte degrado. I resti di una necropoli, che rappresenta un ulteriore unicum in ambito urbano italiano, della chiesa di S. Maria e S. Stefano (indagata archeologicamente negli anni ’60 e ’70) presentano crolli strutturali dovuti alle intemperie, così come altri tre settori oggetto di scavi sistematici, condotti dall’Università Degli Studi di Siena tra il 2000 e il 2005, versano in completa trascuratezza.

La totale mancanza di una manutenzione periodica, con la conseguente crescita di piante infestanti che contribuiscono al generale degrado dell’area e delle strutture archeologiche; i saggi di scavo, abbandonati da otto anni,  sono sprovvisti di una recinzione adeguata, senza tralasciare il vandalismo che danneggia un patrimonio culturale cittadino inestimabile, rendono nel complesso, l’intera area archeologica un vero e proprio immondezzaio.

Il colle del Pionta è da considerarsi uno scavo urbano ma la sua particolare ubicazione consente di effettuare scavi sistematici estensivi, anche prolungati nel tempo, per mezzo dei quali capire il contesto ma soprattutto valorizzarlo e quindi renderlo fruibile al pubblico. Essendo un’area di scarsa urbanizzazione rappresenta il terreno ideale per ripartire con un progetto di rivalorizzazione e riconversione socio-culturale di un area urbana. Questo fa del sito del Pionta, con i suoi monumenti e la sua storia, uno dei luoghi migliori e già preposti “naturalmente” a divenire un polo culturale, fulcro centrale da cui poter ridare il giusto slancio per il turismo aretino.

Daniele Farsetti – MoVimento 5 stelle Arezzo

 

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