M5S: garantito il diritto all’istruzione agli studenti disabili

disabilit__scuoleCredo sia importante che tutti voi siate a conoscenza che, grazie all’approvazione di un nostro emendamento al decreto istruzione e la conseguente emanazione del decreto attuativo, le regioni riceveranno fondi anche per assicurare il servizio di trasporto e di assistenza specialistica agli studenti disabili delle scuole secondarie di primo e secondo grado.

Sono diversi gli enti locali che, a seguito della diminuzione dei finanziamenti, hanno scaricato sulle famiglie, oppure negato, questi servizi necessari a garantire il diritto all’istruzione agli studenti disabili.

Le seguenti informazioni vi permetteranno di vigilare sulla piena attuazione da parte delle regioni del provvedimento attraverso l’indizione del bando relativo (che dovrà avvenire entro il 12 aprile) e soprattutto fornire risposte sul vostro territorio alle famiglie interessate.

Ecco il link del decreto interministeriale e il comunicato a cui potete contribuire a dare diffusione.
hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/minis…a/criteri-e-modalita

Marco Baldassarre
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La favola delle priorità

rospi-247x300La parola “priorità” riempie la bocca di quasi tutti i politici. La priorità oggi è il lavoro e l‘industria italiana. La priorità è abbassare il cuneo fiscale. Prioritario è investire in ricerca e sviluppo. Prioritaria, ora che i populisti dilagano, è una nuova legge elettorale. E ancora, priorità è l’Expo 2015, prioritarie sono le riforme.

Molte di queste priorità sono una specie di litania che si perpetua da governo a governo, che sia di sinistra o di destra (o di tutte e due insieme, ormai). Sollevarsi dalla Crisi che incombe è la priorità, che sarà risolta se finalmente le riforme saranno fatte a tempo record. Eppure mi ricordo che nel “lontano” 2009 le questioni prioritarie erano pressoché le stesse: la crisi, la disoccupazione, la gente che non ce la fa ad arrivare alla fine del mese, frane, Alitalia, ritorno alla meritocrazia, barconi nel canale di Sicilia…e qualcuno pronto a salvarci da tutto questo. Nell’anno che verrà, ovviamente.

Da sempre i “grandi problemi” sono stati una soluzione per il potere. Ogni minaccia reale o presunta è foriera di slogan politici, i quali sono il miglior viatico per una grande missione che travolga tutti gli ostacoli e che a sua volta divenga un paravento per nascondere all’opinione pubblica altri interessi. L’avvento di una novità salvifica, impersonata magari dal nuovo primo ministro, rinnova le speranze delle persone che di nuovo si adagiano e si rilassano. Poi dimenticano e dimenticando si disperdono, tornano in fila al proprio orticello. E’ così che pochi individui mantengono il consenso della gente. Noam Chomsky teorizzava di questo “consensificio” diversi anni fa, abbinandolo alle grandi lobby economico-finanziarie.

E invece la nostra priorità è ricordare, è partecipare, smettere di acquistare a scatola chiusa, delegando in bianco l’eroe di turno. La priorità è cambiare anzitutto le proprie abitudini e tornare a studiare, amare e credere in ciò che si fa. La priorità è mettere tutti in condizione di informarsi e conoscere, prima di essere chiamati a decidere.

Pensateci un po’: qualcuno tra gli ultimi eroi sfilati a palazzo Chigi vi ha chiamati a lottare per queste priorità?

Daniele Rossi

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Acqua pubblica: l’ufficio legale del Comune di Arezzo obbligato a fare chiarezza

approvato-nuove acqueApprovato all’ unanimità dal Consiglio Comunale di Arezzo l’atto d’indirizzo del MoVimento 5 stelle, che impegna l’amministrazione, a dare mandato al proprio ufficio legale di verificare se esistano i presupposti per aprire un contenzioso, con il soggetto privato, per l’eventuale illegittimo ingresso di Acea, nella compagine azionaria di Nuove Acque spa,  in violazione delle condizioni contrattuali. Nell’ipotesi che l’ingresso di Acea in Nuove Acque venga ritenuto violante delle condizioni contrattuali e di gara,  avere un parere se questo preveda la possibilità per l’Ente di ottenere la ripubblicizzazione del servizio idrico aretino senza costi a carico dei cittadini e se sussistano i presupposti per un eventuale risarcimento dei danni da parte dei soggetti privati

Il MoVimento 5 stelle è una delle poche forze presenti nel Consiglio Comunale che sul dovere di ripubblicizzare il servizio idrico non si arrende e, strenuamente, continua a lottare per dare seguito ai referendum, svolti ormai nel lontano 10 e 11 giugno 2011, i quali hanno inequivocabilmente sancito la volontà popolare, anche nella nostra città, con il successo schiacciante dei SI, superiore al 95%, per cui l’acqua debba essere gestita con modalità totalmente pubbliche e che su di essa non vi si possa fare profitto.

I fatti: Il 14 settembre 2009, Iride spa, altro socio privato presente in Nuove Acque spa,  cede ad Acea spa la propria partecipazione, senza l’autorizzazione scritta dei 37 comuni appartenenti all’AATO 4 come impongono i patti parasociali di Nuove Acque. A tal proposito è importante ricordare che Acea aveva partecipato alla gara di affidamento nel 1998 classificandosi ultima. E stato ipotizzato che così agendo Acea ritornerebbe surrettiziamente nel capitale sociale di Nuove Acque, fatto espressamente vietato  sostituendosi nella quota azionaria di un socio in uscita. Pertanto a nostro giudizio, ed a quello del Comitato Acqua Pubblica, questa variazione di compagine societaria varia significativamente la stessa consentendo ad un concorrente della gara originaria di rientrare nella gestione del servizio, cosa espressamente vietata dalla normativa.

Altro fatto singolare è che che il 19 settembre 2011 l’assemblea dei sindaci componenti l’AATO4 , con la delibera n°23,  decide di sottoporre la questione al Consiglio di Stato sezioni consultive, in quanto gli avvocati dell’ATO 4 avevano scritto, relazionando i sindaci, che le prestazioni che fino ad allora erano state svolte da IRIDE dovevano essere “messe a gara”, citando espressamente una sentenza del Consiglio di Stato (n.5814 del 28/9/2009). Aggiungevano anche che secondo la giurisprudenza,  la società Nuove Acque potrebbe trovarsi in una situazione di illegittimità giuridica, per la presenza nella sua compagine sociale di una impresa che non è stata selezionata mediante gara. Il 28 novembre 2011 però il colpo si scena: l’assemblea dei sindaci, componenti L’ATO 4, decide che non è  più necessario rivolgersi al Consiglio di Stato per avere un parere sulla questione del cambio dei soci nella compagine privata ma può essere sufficiente sottoporre la questione all’avv. Mario Pilade Chiti, lo stesso avvocato che insieme a all’avv. Sciumè, aveva difeso Suez davanti al Tar della Toscana. Pare evidente l’inopportunità di tale scelta, il conflitto d’interesse tra il giudicante e i giudicati, in definitiva la poca serenità di giudizio, diciamo così.

La nostra proposta nasce dalla constatazione che più volte  il Sindaco Fanfani e la giunta hanno già utilizzato l’ufficio legale comunale, attivandolo per verificare il quadro normativo, per pareri non strettamente legati all’Ente ma che ne riguardano comunque l’attività o sono nell’interesse della collettività, ed eventualmente intraprendere azioni legali, contro altri enti pubblici, ritenendo i cittadini aretini portatori di interesse specifico e quindi direttamente coinvolti. A titolo di esempio, ultimo in ordine cronologico, citiamo la controversia con l’Ente di Bonifica Val di Chiana.

Pertanto, dopo questa apprezzabile comune volontà, ci auspichiamo tempi rapidi per ricevere la relazione dagli uffici e nel caso positivo procedere in maniera determinata ad azioni consequenziali.

Questo l’atto d’indirizzo completo:

http://issuu.com/danielefarsetti/docs/atto_indirizzo_acqua_pubblica?e=9229817/7200960

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Aisa, il buco milionario di Castiglion Fiorentino ed un Partito intorno ….


Quando si parla di conflitto d’interessi, in Italia,  il nome che automaticamente viene alla mente è quello di un noto pregiudicato milanese ma, come il MoVimento 5 stelle ha più volte evidenziato, alle nostre latitudini è la politica,  il suo intreccio nella guida di enti, aziende ed istituzioni, senza una vera e salutare alternanza, il possibile motore di infiniti conflitti d’interesse. Forse non è un caso, perché fa comodo un pò a tutti,  che nel nostro paese non esista ancora una legge incisiva ed efficace in materia. Nel nostro territorio -regione, provincia ma anche comune- è storia la persistenza nell’amministrazione della cosa pubblica, e delle sue ricadute economiche, di una certa area politica, un “continuum” di decenni senza una reale soluzione di continuità. Questo inevitabilmente può generare situazioni paradossali come la vicenda su cui intendo interrogare la Giunta, ma soprattutto il Sindaco Fanfani.

Il tema è quello della proposta transattiva di saldo e stralcio del 50% del debito di 1.900.000 euro maturato al 31/12/2010 nei confronti di Aisa spa, società di capitale interamente pubblico e, giova ricordarlo, gestita e controllata dal Comune di Arezzo con l’85% delle quote. L’iniziativa è intrapresa dall’ Organo Straordinario di Liquidazione del Comune di Castiglion Fiorentino, organo che si occupa del monte debiti dopo il dissesto finanziario, dichiarato nel maggio 2011, provocato da amministrazioni del Partito Democratico che hanno retto per anni il comune della Val di Chiana. Per alcuni esercizi il Comune di Castiglion Fiorentino ha riscosso dai propri cittadini il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti senza pagare la società gestore del servizio, Aisa spa, e distraendo con altre finalità quelle somme. Un esempio lampante di mala gestione della cosa pubblica.

La sintesi della proposta avanzata dai commissari castiglionesi: 950.000 euro entro 30 giorni e siamo pari.

La transazione il 30 dicembre 2013 verrà accettata, sveliamolo subito, ma con un percorso molto accidentato che è sintomo di forti perplessità nell’amministratore unico di Aisa, che aveva già ricevuto due precedenti richieste dello stesso tenore procrastinate nel tempo.

Aisa a fine 2013 si trova in una condizione economica “non florida”, per usare un eufemismo, come si legge nei verbali di assemblea: “nei primi mesi del 2014 l’azienda potrebbe trovarsi in fabbisogno finanziario per un certo periodo di tempo dovendo quindi ricorrere ad indebitarsi con il sistema bancario o prorogando il pagamento dei fornitori”. Un modo delicato per dire che soldi in cassa non ce ne sono. Già qui si pongono una serie di interrogativi circa la gestione finanziaria e sul perché si sia giunti a tale situazione.

Stante questa situazione l’amministratore unico di Aisa, correttamente, non se la sente di assumere in totale autonomia una decisione di tale rilevanza e affannosamente cerca di coinvolgere altri soggetti nella catena decisionale. Convoca l’assemblea dei soci, interpella il suo “azionista di riferimento” nella figura del Sindaco Fanfani, chiede un parere ai sindaci revisori e, a riprova del coinvolgimento diretto del Comune di Arezzo, un parere al suo ufficio legale.

Cominciamo dal parere legale. Innanzitutto, sotto il profilo deontologico, appare inopportuno un suo intervento diretto in quanto in conflitto d’interessi, a mio parere,  nella vicenda, essendo sia il legale del Comune, socio di maggioranza, sia di Aisa stessa[i]. Nel merito della questione il giudizio del legale è pressoché neutro, da un lato si profila il possibile danno erariale generato da una decisione di accoglimento dello stralcio, testualmente possiamo leggere “Tale presupposto si concreta se gli organi decisionali adottino decisioni che producano un pregiudizio patrimoniale alla società.”[ii] Sempre nella stessa risposta, al contrario, si mette in evidenza come i tempi di riscossione dell’intero credito possano essere lunghi, viste le procedure di legge da seguire in caso di enti locali che si trovino in situazione di dissesto, e che in definitiva che si debbano svolgere analisi finanziarie, con spazio temporale superiore ai cinque anni, primo, ma non unico, elemento per capire l’eventuale convenienza dell’operazione. In pratica “fate vobis”…  Se un parere legale era necessario era opportuno rivolgersi ad un professionista terzo e competente in materia di contabilità dello stato.

 

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Proposta di legge per il divieto dell’utilizzazione di animali nei circhi, negli spettacoli e nelle mostre itineranti

circhi

I nostri deputati, GAGNARLI, BENEDETTI, MASSIMILIANO BERNINI, GALLINELLA, L’ABBATE, LUPO, PARENTELA, RIZZETTO, IANNUZZI, PAOLO BERNINI,TACCONI, BUSTO, SEGONI, DE LORENZIS, hanno presentato una proposta di legge alla camera che “vuol disciplinare le modalità di esercizio dell’attività circense al fine promuovere e sostenere le forme di espressione dell’arte basata esclusivamente sulla valorizzazione artistica delle abilità umane“.

Si da quindi seguito alle azioni già intraprese per sensibilizzare l’opinione pubblica, aretina e non, su questo tema, che riteniamo solo in apparenza marginale, ma che in realtà si innesta su processo di rinnovamento culturale cui il MoVimento tende.

Riportiamo di seguito il testo di legge integrale.

http://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/30599/sf_highlight/gagnarli

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Approvate nuove escavazioni a Quarata, uno sfregio al buon senso.

cave-di-quarata-sequestro2-640x360Approvata la concessione a nuove escavazioni nel triangolo delle cave di Quarata. In un Consiglio Comunale, quello del 27 febbraio, dove molte voci, anche di maggioranza, consigliavano prima di procedere a nuove escavazioni un ripensamento complessivo sul futuro dell’area, anche in prospettiva di una sua possibile bonifica, vince il partito dello scavo. Uno stesso consigliere di maggioranza, Rodolfo Rossi (PD), aveva presentato un atto di indirizzo in questa direzione, che avrebbe consentito un dibattito costruttivo e sereno circa il futuro di una parte così importante del territorio comunale. La stessa petizione sottoscritta da 900 cittadini avrebbe consigliato all’amministrazione una maggiore riflessione collettiva sul tema. Il MoVimento 5 stelle, come nelle sedute precedenti, ha cercato di opporsi a questa evidente forzatura con tutti gli strumenti consentiti dal regolamento consiliare, nella seduta ha proposto e fatto mettere in votazione la questione pregiudiziale (motivata dalla forte dialettica nell’opinione pubblica cittadina circa il futuro del’area, sulla base nel nuovo atto di indirizzo Rossi, da discutere nel prossimo futuro, ed infine sulla petizione popolare. In buon senso è andato sconfitto è la pratica è stata approvata con i soli voti della maggioranza PD.

Questo l’intervento di Daniele Farsetti in aula:

Ringrazio il Consigliere Rossi perché avvalora la mia proposta e la mia questione pregiudiziale, che voglio sottoporre alla votazione prima appunto di arrivare alla conclusione dell’atto. Motivandola con quello che poi è emerso nel confronto sia in questa sede, ma anche poi nel dibattito pubblico che si è manifestato durante queste settimane in città, […] da ciò che ci ha detto il Sindaco nella scorsa assemblea, e cioè che questo atto, scisso da un contesto in una visione più complessiva, e soprattutto di un indirizzo che questa amministrazione vuole dare  fatto oggi, votato ed approvato, sembrerebbe qualcosa di avulso da questo tipo di ragionamento, da questo tipo di contesto. Qui siamo anche di fronte a 900 firme di cittadini aretini, che ci chiedono convintamente un ripensamento di questa vicenda. Per cui secondo me l’assemblea e il Consiglio comunale ha il dovere, riprendendo l’atto che vuol presentare il Consigliere Rossi nella prossima seduta, di dare un indirizzo complessivo. Approvare oggi questo atto e poi andare in un futuro a dettare delle linee guida, insomma, io penso che… Anche il Segretario Generale ha usato questo termine, che  il buon senso dovrebbe prevalere, no? Il buon senso indurrebbe tutti, credo, a fare un profondo sospiro, lasciare un momento da parte questa pratica, fare una bella riflessione e poi riprenderla in mano e veramente andare ad entrare nel merito di ogni singolo aspetto. Io credo che quella cava sia lì da diverso tempo, quella possibilità escavativa: fra un mese o fra due, o fra tre, non credo che cambi poi la questione in senso assoluto, ossia dirimente per qualcuno o per qualcosa. Quindi credo che questo tipo di valutazione da parte del nostro Consiglio sia dovuta.

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Interrogazione di Chiara Gagnarli. La vicenda dei fanghi di depurazione arriva in parlamento.

fanghi depurazioneNel consiglio Comunale del 13 febbraio era stata presentata un’interrogazione del M5S nella quale chiedevamo perchè in particella catastale, appartenente all’Azienda “Tenute di Fraternita”, sita nel comune di Castiglion Fibocchi, gestita dalla FINAGRI – SERVIZI AMBIENTE SRL , fosse abilitata, o almeno a quella data lo era, allo spargimento dei fanghi di depurazione delle acque reflue ai fini della concimazione agricola. Tale pratica, per quanto consentita dalla legge, appare certamente inopportuna e non conforme alle buone pratiche, come le coltivazioni biologiche e la ricerca della qualità dei propri prodotti, in un’azienda agricola di diretta proprietà dell’ente comunale che dovrebbe, viceversa, essere di stimolo ed esempio per il resto della collettività.

I fanghi di depurazione sono a tutti gli effetti dei rifiuti e in quanto tali disciplinati dal Dlgs 152/2006. Da rilevare che anche alcuni legislatori (Svizzera, e alcuni Land in Germania) hanno deciso di vietare l’utilizzo agronomico di sostanze organiche di scarto quali i fanghi di depurazione delle acque reflue. Il riutilizzo in agricoltura è comunque interdetto qualora i fanghi contengano anche metalli pesanti che possono accumularsi nel suolo. L’utilizzo dei fanghi da depurazione in agricoltura, in presenza di comportamenti non corretti, può provocare un danno al terreno agricolo con conseguenti ripercussioni su piante e animali che possono coinvolgere anche l’uomo. Se i fanghi quindi vengono avviati a recupero senza una accurata indagine ambientale ed analitica atta ad escludere la presenza di sostanze tossiche in concentrazioni pericolose per l’ambiente, si può assistere ad un fenomeno di accumulo di tali sostanze nel suolo. In particolare l’eventuale presenza di metalli pesanti costituisce un potenziale rischio. Il Cadmio, in particolare, è facilmente accumulato nella granella di diversi cereali. E’ corretto e di buon esempio che aziende di proprietà pubblica consentano tali pratiche nei loro terreni?

Chiara Gagnarli, cittadina portavoce in parlamento, ha ripreso la vicenda e presentato un’interrogazione parlamentare sulla questione, di seguito il testo

Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

lo spandimento dei fanghi su terreni agricoli è stato fin dagli anni ’80 una prassi nella gestione degli impianti di depurazione, quando, a seguito dell’entrata in vigore della legge n. 319 del 1976 (cosiddetta «Merli» di gestione delle acque), è stata implementata la costruzione di impianti di trattamento delle acque reflue;
a fronte di un continuo aumento della produzione di fanghi di depurazione è stato necessario, a livello comunitario, definire principi ed obiettivi per la protezione dell’ambiente, ed in particolare del suolo, nell’utilizzo di tali fanghi. La Comunità europea ha infatti emanato una prima direttiva (Dir 86/278/CEE) del Consiglio del 12 giugno 1986 intesa a disciplinare l’utilizzazione dei fanghi di depurazione in agricoltura, al fine di prevenire ed evitare effetti nocivi sul suolo, sulla vegetazione, sugli animali e sull’uomo, incoraggiando nel contempo una corretta utilizzazione degli stessi;
la suddetta direttiva è stata recepita in Italia dal decreto legislativo n. 99 del 1992, tuttora vigente. Diverse regioni hanno poi ulteriormente regolamentato tale attività mediante l’emanazione di atti e linee guida;
considerato che nei fanghi di depurazione sono presenti anche metalli pesanti, sono stati definiti dei valori limite alla concentrazione degli stessi, anche in base alle caratteristiche dei terreni agricoli in cui si intende spandere i fanghi ed in base alla tossicità di tali elementi;
un altro principio che l’Unione europea ha evidenziato per l’utilizzo dei fanghi a scopo agronomico è stato quello di ritenere fondamentale che gli stessi debbano essere trattati prima del loro utilizzo a beneficio dell’agricoltura, a meno di casi specifici;
le regioni, ai sensi dell’articolo 6, comma 5 del decreto legislativo n. 99 del 1992, redigono ogni anno e trasmettono al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare una relazione riassuntiva sui quantitativi di fanghi prodotti in relazione alle diverse tipologie, sulla composizione e le caratteristiche degli stessi, sulla quota fornita per usi agricoli e sulle caratteristiche dei terreni a tal fine destinati;
le province, ai sensi dell’articolo 7 del decreto legislativo n. 99 del 1992, provvedono al controllo sulle attività di raccolta, trasporto, stoccaggio e condizionamento dei fanghi, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982, n. 915, nonché delle attività di utilizzazione dei fanghi;
in provincia di Arezzo, come risulta dalle mappe pubblicate dall’ARPAT, il comune di Cortona è risultato essere quello con il maggior numero di terreni agricoli abilitati allo sversamento di fanghi di depurazione;
nello stesso comune ubicato in Valdichiana, zona di intensa attività zootecnica, è diffuso anche lo spandimento degli effluenti di allevamento a scopo agronomico, ai sensi dell’articolo 112 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni e integrazioni. Anche questi spandimenti presentano dei potenziali rischi di inquinamento in caso di impiego irrazionale, in quantità non corrette e in epoche sbagliate da un punto di vista agronomico e meteorologico, in termini di fitotossicità, accumulo di metalli pesanti, aumento del grado di eutrofizzazione delle acque e cattivi odori;
nonostante lo spandimento dei fanghi di depurazione sia consentito per legge, è opinione diffusa che non sia un esercizio associabile alle «buone pratiche agricole», soprattutto se si vuole promuovere le coltivazioni biologiche e la ricerca della qualità dei propri prodotti. In ultima analisi, i fanghi di depurazione sono a tutti gli effetti dei rifiuti, disciplinati dal decreto legislativo n. 152 del 2006, nel quale all’articolo 127 si legge: «i fanghi devono essere riutilizzati ogni qualvolta il loro reimpiego risulti appropriato»;
alcuni Paesi europei, tra i quali la Svizzera, ed alcuni land in Germania, hanno deciso di vietare l’utilizzo agronomico di sostanze organiche di scarto quali i fanghi di depurazione delle acque reflue –:
se il Ministro interrogato, in possesso dei dati trasmessi dalle varie regioni, al fine di tutelare la fertilità e la sanità di suoli e sottosuoli, non ritenga opportuno promuovere una revisione della normativa ed una armonizzazione delle linee guida, nel senso di una migliore utilizzazione dei suoli e di una riduzione delle ripercussioni negative sulla loro qualità, anche attraverso nuovi metodi e nuove tecniche per garantire l’efficacia dei controlli, la loro intensificazione ed il loro ampliamento a sostanze non previste dal decreto legislativo n. 99 del 1992. (4-03832)

http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=15264&stile=7&highLight=1&paroleContenute=%27INTERROGAZIONE+A+RISPOSTA+SCRITTA%27

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Lucio Bianchi sul Gioco D’azzardo #openconsiglioarezzo del 27 02 2014

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Tra le tante cose che possono succedere ad un consiglio comunale ce n’è una che provoca spesso un certo fastidio: parlare al vento. Succede che quando un collega parla esrprimendo il proprio punto di vista su una questione, molti altri colleghi parlino tra se o comunque si dimostrino poco interessati alle ragioni altrui…
Qui in particolare stavamo discutendo un atto sul Gioco D’azzardo. Un atto presentato 9 mesi fa e finora mai discusso. E’ trascorso così tanto tempo dalla presentazione di questo atto alla sua discussione, che più volte ho dovuto mettere mano al testo dell’intervento; a causa del repentino cambiamento di eventi sia a livello nazionale che locale.

Qui di seguito il testo dell’intervento.

Il virus dell’azzardo (chiamarlo gioco è di per sé fuorviante) sta contagiando un numero sempre maggiore di persone. Questo anche grazie ai governi italiani sempre più presi dai mercati e dal PIL (quell’entità impalpabile che ci ha incastrati dentro al meccanismo della crescita ad ogni costo). Purtroppo anche il gioco d’azzardo rientra in questo meccanismo distorto e incide sul PIL annuo nazionale per ben il 2%: una cifra mostruosa!
Ecco allora che il morbo della scommessa diventa, per molti, un affare. La proliferazione di slot-machine e lotterie di Stato (Lotto, Gratta e Vinci…) non fa che colpire la fasce più deboli. Lo Stato-spacciatore contribuisce alla diffusione garantendosi un giro d’affari in forte crescita (79 miliardi di euro nel 2011, oltre tre volte il gettito dell’IMU). Il gioco d’azzardo si aggiudica il podio come terza industria del Paese dopo Enel ed Eni (oltre alla mafia, naturalmente), generando ingenti incassi al Ministero del Tesoro (3,9 miliardi lo scorso anno). E’ naturale allora che il Governo Monti abbia dato il via libera ad altri 1000 impianti in tutta Italia e che il Governo Findus abbia rinunciato a 2,5 mld di €… Più di metà del gettito IMU.

Fare cassa sulla testa dei cittadini è ingiustificabile e delinea un agire bieco e irresponsabile. In un momento di crisi economica e sociale così impetuosa, offrire la possibilità di potersi giocare quel che resta delle proprie entrate non ha nulla da spartire col “governareil Paese”. Illudere le persone circa un improbabile facile arricchimento invece che salvaguardare il piccolo risparmio, significa alimentare colpevolmente la disperazione.

Da un recentissimo articolo statistico del New York Timessi evince che attualmente l’Italia è il più grande mercato europeo del gioco d’azzardo, il quarto più grande al mondo (dopo USA, Japan e Macau). Uno studio dell’Università di Roma stima circa 800.000 individui a rischio, quasi un milione di italiani…

Stiamo parlando di una spesa media nazionale di 1.200€ a testa, il che significa che 1€ su 6 spesi da una famiglia italiani va a finire nel gioco d’azzardo. Questo articolo è stato scritto in seguito quando, e cito: “moltissimi parlamentari che raramente sono d’accordo nelle scelte, si sono trovati tutti favorevoli ad un emendamento che prevedeva un taglio dei fondi alle Regioni e Municipalità che avessero messo in atto azioni contro il gioco d’azzardo. La cosa ha suscitato un forte sdegno nell’opinione pubblica tanto che il Primo Ministro Letta ha definito tale misura «un errore» e l’ha fatta revocare.”

A parte che non si fanno “errori di questo tipo” ma ovviamente nessuno dice chese non ci fosse stato il MoV5Stelle a scandagliare montagne di scartoffie, prodotte dai partiti e delle quali la maggior parte dei parlamentari stessi ignora i contenuti; tanto che anche la nostra Donella Mattesini ha ammesso che non sapeva cosa ci fosse scritto…Beh, ci troveremmo con un’altra leggina ad hoc per gli amici degli amici di questo Governuccio colluso, e sarebbe riduttivo dire che lo è solo con l’industria del gioco d’azzardo. Già poiché, anche questo mercato è controllato, pensate un po’?! Dal crimine organizzato, che com’è noto ha rapporti ormai da anni con i nostri parlamentari.

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