Venerdì 1 aprile alle 21:30 presso la Sala Montetini in Piazza della Libertà, ad Arezzo, verrà trasmessa la proiezione gratuita del documentario “Cowspiracy”. Un lungometraggio inedito ed innovativo, attraverso la narrazione del coregista statunitense Kip Andersen, cittadino ambientalista che indaga sull’industria considerata la più distruttiva del pianeta e sul perché le principali organizzazioni ambientaliste del mondo non ne parlino.
Cowspiracy è un gioco di parole tra “cospiracy” (congiura) e “cow” (mucca), il video documenta come l’allevamento intensivo sia la principale causa della deforestazione nella regione amazzonica (91%), del consumo d’acqua potabile (1/3 della risorse disponibili) e dell’inquinamento, a causa del gas serra rilasciato. Il progetto Cowspiracy nasce da ricerche pubblicate dalla FAO, Science Mag, dalle Nazioni Unite e World Watch. Vengono illustrati dati e grafici in cui si evince che gli allevamenti intensivi hanno un impatto devastante sulla terra, contribuendo a causare la deforestazione, il cambiamento climatico in corso, lo spreco idrico e la produzione di rifiuti. Gli allevamenti intensivi di bestiame sono da ritenersi responsabili anche della distruzione della foresta pluviale, dell’estinzione di alcune specie animali e della perdita di habitat correlato.
Seguirà alla proiezione un dibattito aperto di confronto con i parlamentari M5S ed esperti del settore, tra cui il portavoce Mirko Busto, Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici, Pierluigi Rossi, Medico Specialista in Scienza della Alimentazione – Docente universitario.
Al fine di sottolineare l’importanza dell’alimentazione nella nostra vita quotidiana, benché il punto di vista del narratore sia prevalentemente vegano, si vuole dimostrare come attraverso una selettiva scelta del prodotto ed un uso “moderato” sia possibile sostenere una dieta mediterranea, a chilometro zero, ecocompatibile e salutare, sia per il regno animale che per quello vegetale. Perché di fatto, l’allevamento intensivo di carne e pesce non rappresenta più un’alternativa sostenibile per il pianeta in cui viviamo.