Frenare il dissesto idrogeologico? I comuni devono piantare un albero per ogni nuovo nato

Una nostra interrogazione su un argomento che può sembrare marginale, ma quanto mai attuale in giorni come quelli che stiamo vivendo, in cui per ogni pioggia più intensa del solito il rischio esondazione dei fiumi è un rischio concreto che aleggia sopra alle nostre città.  Porre un argine al dissesto idrogeologico come vera grande opera e priorità da inserire nell’agenda del buon governo della politica italiana, questo si sarebbe rivoluzionario. Un metodo coercitivo previsto dal legislatore consiste nella legge del 29 gennaio 1992 n. 133 che obbliga il Comune di residenza di porre a dimora un albero per ogni neonato, a seguito della registrazione anagrafica. (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale italiana n. 40 del 18 febbraio 1992). Lo stesso  Consiglio dei Ministri il 12 marzo 2010 ha approvato un DDL sul Verde Urbano che punta a promuovere l’ampliamento degli spazi di verde urbano e la “cultura del verde”, con la motivazione che «Gli alberi non sono solo essenziali elementi di arredo ecologico per le nostre città ma anche grandi fornitori di servizi ambientali». Sempre  relativamente al DDL del 12 marzo 2010, l’allora Ministro Prestigiacomo ha ben precisato quale sia l’orientamento del Governo nei confronti degli indirizzi per le amministrazioni comunali «Il decreto punta a rendere effettivo per i Comuni l’obbligo di piantare un albero per ogni nato modificando la normativa vigente e rendendola più cogente per i Sindaci. In particolare si abbreviano i tempi per la messa a dimora dell’albero portandoli da 12 mesi a 30 giorni. Analogamente si stabilisce che entro 30 giorni dalla nascita del neonato il Comune informi la famiglia sul luogo esatto in cui l’albero è stato piantato. Si impone quindi ai Comuni di effettuare entro 180 giorni dall’ entrata in vigore della legge un censimento degli alberi piantati nelle aree pubbliche. Due mesi prima del termine del mandato il Sindaco dovrà rendere pubblico il “bilancio arboricolo” del Comune, evidenziando il rapporto fra gli alberi piantati all’inizio ed alla fine del ciclo amministrativo». Quanti di voi hanno ricevuto la lettera dal Comune di Arezzo? Quanti alberi sono stati realmente piantati? Scopriamolo!

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Cittadini con l’elmetto 19 (orti comunali, diritti degli animali, scissione di Aisa)

Nuova puntata di Cittadini con l’elmetto con Lucio Bianchi e Daniele Farsetti:

Consiglio Comunale del 15 Ottobre 2012
– Interrogazione al sindaco riguardo l’accesso agli atti di Nuove Acque
– Atto di indirizzo: Bilancio Biblioteca comunale di Arezzo
– Atto di Giunta: Suddivisione AISA in due società
– Atto di indirizzo: Difensore civico territoriale

Consiglio Comunale del 6 Novembre 2012
– Mozione: Creazione di Orti comunali
– Atto di indirizzo: Arezzo contro il circo degli animali
– Atto di indirizzo: Arezzo contro la vivisezione

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Arezzo Fiere e Congressi: una società in crisi, la politica che scappa

 

La gestione di Arezzo Fiere e Congressi è stato il pretesto per il MoVimento 5 Stelle di Arezzo per analizzare le modalità di conduzione delle partecipate aretine e dimostrare che la latitanza, o peggio assenza, della politica come elemento di indirizzo, ma soprattutto di controllo, sia un elemento imprescindibile nell’azione di qualsiasi amministrazione. Su Arezzo Fiere e Congressi per troppi anni si è nascosto la polvere sotto il tappeto, questo nella speranza che poi Pantalone, cioè i cittadini, corresse in soccorso. Una lotta anche intestina tra le istituzioni: la Camera di Commercio che accusa gli enti territoriali più prossimi, Comune e Provincia, di disinteresse verso la struttura dopo che per anni hanno avallato ogni scelta, economica ed industriale, tramite i propri delegati nel Cda. Il comune di Arezzo non ha rispettato i patti e non ha aderito al penultimo aumento di capitale sociale mentre la Provincia sembra non intenzionata ad aderire al nuovo da 6,5 milioni. Una storia quella del polo espositivo fatta di continui aumenti di capitale, in parte giustificati dall’ampliamento della struttura, che rendono la società capitalizzata per un valore, 45 milioni di euro, superiore a Fiera Milano società leader in Italia nel settore  che fattura annualmente 50 volte in più che l’ente aretino, 250milioni contro 5,5. La gestione operativa dell’anno 2011 ha registrato un saldo negativo per 500.000 euro. Già questo dato dovrebbe far riflettere anche il più sprovveduto  degli analisti contabili. Una società in evidente crisi soprattutto industriale e di prospettive. Il piano industriale 2010-2014 che doveva essere il volano del rilancio sta miseramente fallendo  visti gli alti indici di rischio, per fare un esempio è stato indicato in 300 euro, non scherziamo, l’utile previsto nel 2010, contrapposti all’alto grado di rischio che lo caratterizzano. I costi operativi dovevano diminuire dal 2011 e sono invece aumentati del 10% fino a 6.000.000 di euro. I 12 dipendenti fissi e i 2 part-time incidono per 780.000 euro l’anno, poi ci sono altre centinaia di migliaia di euro per le consulenze, sempre a leggere il piano industriale. Senza contare i debiti pregressi. Delle due nuove manifestazioni da mettere in cantiere nel 2012 nemmeno l’ombra. A fronte di tutto ciò anche il sistema creditizio, e le stesse banche socie dell’azienda, hanno negato nuove aperture di credito. Tutto questo con il realizzatore dei nuovi padiglioni, la Salini costruzioni Spa, che giustamente reclama i propri crediti ancora inevasi. In questo contesto di precarietà amministrativa il Cda di Arezzo fiere non ha trovato di meglio che lanciare un nuovo aumento di capitale, come già accennato, di ulteriore 6,5milioni di euro. Questo potrebbe avere una logica se l’obbiettivo fosse perseguire il rilancio, il nostro timore è che questi denari possano servire a sanare i debiti regressi. Visto che per l’85% le quote sono di proprietà pubblica, ovvero di noi tutti cittadini, il rischio è, come spesso accade in Italia, in questa economia malata, si tenda a collettivizzare le perdite. Ovviamente speriamo di essere smentiti ma a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina. In questo contesto il Comune di Arezzo ha recitato il ruolo del “tentenna” avallando le sottoscrizioni, inserendo le cifre a bilancio, quindi sottraendole ad investimenti più utili, noi pensiamo ad esempio al patrimonio scolastico, ma ognuno può inserire le propria finalità, salvo poi tirarsi indietro e non versare ciò che era stabilito. Un paradigma della conduzione della città da parte della giunta Fanfani  che, senza una guida forte e soprattutto autorevole capace di dare  una visione del futuro innovativa e propositiva, sta lentamente morendo.

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La crisi: un’opportunità per cambiare

Abbiamo pubblicato online tre video relativi ad altrettanti interventi tenuti durante l’incontro pubblico “La crisi: un’opportunità di cambiamento“, che il MoVimento ha indetto lo scorso 20 ottobre.

La qualità del video/audio non è ottimale: difficoltà tecniche ci hanno impedito di diffondere il dibattito in diretta streaming sul web. Cerchiamo di rimediare in qualche modo pubblicando in differita il materiale comunque raccolto.

Invitiamo inoltre ad approfondire la tematica SCEC circa la valuta locale e i circuiti economici alternativi su questo sito:

Arcipelago SCEC

 

 

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