Nell’ultimo consiglio comunale un’interrogazione congiunta tra il M5S ed i gruppi consiliari di Sinistra per Arezzo, IDV e SEL ha posto al centro del dibattito politico l’inceneritore di S.Zeno ed il suo omologo di Falascaia – Lucca
Che cos’hanno in comune i due impianti? Apparentemente niente ma il collegamento potrebbe essere dato da un software che permette di manomettere i dati di emissione degli agenti inquinanti del camino di uscita.
Ma andiamo con ordine. L’impianto di Falascaia è stato chiuso dalla magistratura proprio perché, è stato accertato, esisteva questo software che permetteva di tenere “segreti”, nel senso che erano accessibili solo a chi gestiva il sistema, i dati reali sull’emissione di agenti inquinanti. Lo stesso software permetteva di “aggiustare” i suddetti dati in modo che tutto risultasse nei parametri di legge. Questa necessità si verifica spesso per meri interessi economici, bruciare i rifiuti indifferenziati RSU può provocare innalzamenti fuori leggi degli agenti inquinanti ma permette di avere combustibile economico per gli inceneritori, viceversa per mantenere i parametri sotto controllo può essere necessario immettere ossigeno nel processo di combustione rendendo, di fatto, la produzione di energia elettrica in questa modalità non conveniente per i gestori dell’impianto.
Che c’entra Arezzo? Si legge nella relazione dei Ctu del Pubblico Ministero di Lucca che il responsabile, “appena preso servizio nel gennaio 2002 presso l’impianto di Falascaia aveva detto chiaramente che esisteva una modifica del sistema monitoraggio emissioni, portata con sé come esperienza dall’impianto di incenerimento di Arezzo.
Ciò che lascia esterrefatti è la lettura dei verbali e delle testimonianze rese durante il processo. Uno stralcio di quanto dichiarato dal capo laboratorio e Responsabile Ambiente, sia nel novembre del 2005 che nell’ottobre del 2008, così come risulta dagli atti del processo, lascia senza parole. “Appena preso servizio nel gennaio 2002, presso lo stabilimento di Falascaia, il responsabile dello stabilimento gli aveva chiaramente detto che esisteva una MODIFICA al sistema di monitoraggio Emissioni, portata con sé come esperienza da un analogo impianto, l’inceneritore dell’AISA di Arezzo, mediante i quali potevano essere modificati (riducendoli del 90% circa) i dati delle emissioni misurate al camino, attivabile dai capiturno, mediante una maschera software e tramite la password BOSS. Tutto il sistema di taroccamento era stato preparato ed elaborato ad Arezzo”.
Il Sindaco Fanfani, trovatosi spiazzato, ha prima cercato di accusare i sottoscrittori dell’interrogazione, di superficialità in quanto non erano stati indicati i nomi delle persone fisiche che erano protagoniste della vicenda, facendo poi rapida retromarcia appena gli è sono stati mostrati gli atti del Tribunale di Lucca, ove il processo si è concluso con condanne in terzo grado in via definitiva, salvo poi spostare l’attenzione sul fatto che non ci fossero aretini coinvolti nel procedimento. Ovviamente i nomi non significano nulla, quelli erano meri esecutori, quello che importa è capire se i fatti sono avvenuti, se stanno a continuando ad avvenire se l’Ente fosse a conoscenza di tali pratiche. Poi che siano state messe in essere da un lucchese, un cinese o un marziano poco importa.
Quello che deve essere chiaro a tutti, e questa esperienza tristemente ce lo insegna, è che questi impianti, dichiarati sicuri e patrimonio della collettività aretina presentano molte criticità, sennò quale motivo, fosse dimostrato che tali fatti siano avvenuti anche a S.Zeno, ci sarebbe stata necessità di taroccare i dati?